1. La televisione, la radio e i giornali ci presentano, ogni giorno, notizie di guerre, miseria e fame. I problemi di tutto il mondo entrano così nella nostra vita. La miseria di tanta gente, che vive anche in mezzo a noi, critica e condanna la nostra società del benessere. Soprattutto ci colpiscono le immagini dei bambini condannati a morire o a vivere un’esistenza piena di stenti. Molti si sono già abituati a quello che succede nel Terzo Mondo (Terzo Mondo che esiste anche da noi). Altri si sentono impotenti di fronte a simili situazioni e la tentazione comune è di rinchiudersi nel proprio guscio, “perchè tanto non c’è niente da fare…”.
2. Molte sono le iniziative sorte per aiutare i poveri e tutte meritano l’ammirazione e l’appoggio. Tra queste si inserisce il servizio per le adozioni a distanza “Agata Smeralda”. Questo si preoccupa di portare un segno tangibile di solidarietà ai bambini che abitano nella zona di Salvador (Bahia) nel nord est del Brasile.
In questo paese, più grande di tutta l’Europa e ricchissimo, coesistono grandi ricchezze, in mano di pochi, mentre la grande maggioranza della popolazione vive nell’assoluta miseria.
Come sempre, quelli che soffrono di più per questa situazione, sono i bambini che muoiono di fame e, quando riescono a sopravvivere, sono condannati alla miseria, all’ignoranza, allo sfruttamento, alla criminalità, allo sterminio da parte degli squadroni della morte.
3. La scelta di aiutare i bambini è perche si crede che qualcosa potrà cambiare nei rapporti tra i popoli. Quando i bambini potranno avere una alimentazione sana, una casa decente, una scuola aperta a tutti, una famiglia non angustiata dalla sopravvivenza.
Il futuro del mondo, che desideriamo migliore, viene costruito non solo nelle “stanze dei bottoni”, ma sopratutto nelle case, sui banchi della scuola, nei cortili e sulla strada. Sono stati scelti i bambini di una regione del Brasile, perchè si tratta di una regione particolarmente povera, perchè l’aiuto deve farsi concreto e operativo, perché sacerdoti, suore e volontari che lavorano nella zona si sono offerti come referenti dell’iniziativa.
4. Il servizio per l’adozione a distanza “Agata Smeralda” vuole realizzare un rapporto stabile tra chi, in Italia, colpito dalla situazione di miseria in cui vivono auesti bambini, desidera fare qualcosa di duraturo, e il bambino che sta in Brasile. Vuole stabilire un rapporto stabile, non occasionale, perchè l’impegno deve continuare, deve responsabilizzarsi per quel bambino. Il rapporto fra questi due fratelli, una volta instaurato, non vuole cambiare solo la vita di chi riceve, ma anche di chi dà. Un rapporto in cui i due partners ugualmente ricevono e si arricchiscono.
5. Il bambino che riceve l’aiuto materiale sarà aiutato a diventare autonomo, in un processo che dovrebbe portarlo, attraverso la garanzia iniziale di ricevere l’educazione in una scuola e una sana alimentazione, a non aver più bisogno dell’aiuto esterno, perché possa diventare lui stesso costruttore della propria storia e aiutare la crescita degli altri. Sarà aiutato anche chi dà, perché dovrà cambiare la sua vita, per essere vero fratello.
Le sessantamila lire mensili per il fratello adottato non sono infatti un impegno che non costa, che non ci priva di niente, ma il risultato di un sacrificio, di una rinuncia per qualcuno a cui vogliamo bene, che fa parte della nostra vita, della nostra famiglia.
Per questo i soldi della adozione non dovrebbero essere subito ritirati dallo stipendio, per mettere così a posto la coscienza, ma dovrebbero essere il risultato della rinuncia di una caramella, di una sigaretta, di una pizza, di un capo di vestiario particolarmente costoso. Vogliamo infatti dare al fratello gemellato qualcosa che ci costa, a cui rinunciamo perché l’altro ha bisogno del nostro sacrificio, di qualcosa che ci sta a cuore.
6. Chi partecipa all’iniziativa delle adozioni a distanza “Agata Smeralda” riceverà la foto del bambino che viene adottato. La scelta del bambino è fatta da persone che vivono e lavorano nelle parrocchie e nelle scuole popolari dei quartieri poveri di Salvador e zone vicine.
I criteri della scelta sono orientati dalla preoccupazione di aiutare non solo il bambino, ma anche la sua famiglia, di seguirlo perché possa crescere e svilupparsi. La foto del bambino immediatamente personalizza chi viene aiutato, ma non vuol ridurre il nostro orizzonte, vuol aprirci alla mondialità, perché guardando la fotografia del fratello adottato ci ricorderemo di tanti altri bambini che a Salvador, ma anche in altre parti del mondo, anche vicino a noi, soffrono per le misere condizioni di vita.
Seguire lo sviluppo, la crescita di quel bambino con le relazioni che periodicamente ci sono inviate, ci farà conoscere anche la sua famiglia, l’ambiente in cui vive, ci aprirà al desiderio, alla preoccupazione di collaborare sempre più perché altri bambini siano aiutati, possano diventare autonomi, indipendenti.
Saremo spinti a conoscere sempre più quella realtà e la realtà dei paesi poveri, sfruttati dai nostri paesi ricchi. Saremo spinti ad abbonarci a qualche rivista missionaria per non rimanere al di fuori, per non ridurre la nostra informazione alle notizie che ci vengono somministrate dalle agenzie, non certo indi-pendenti, ai stampa.
7. L’adozione a distanza non vuole interferire sul bambino. Vuole seguirlo, offrirgli i mezzi perché possa crescere, svilupparsi nella propria famiglia, nel proprio ambiente, nella propria cultura. Vuole aiutarlo ma non per sempre, perché l’obiettivo è che un giorno lui possa gestirsi da solo, perché da adottato possa un giorno diventare vero amico di chi lo ha aiutato, perché finalmente indipendente, costruttore della propria storia, possa impegnarsi ad aiutare anche gli altri. L’aiuto che riceve non ne fa un privilegiato, perché viene aiutato nella famiglia e sempre inserito nel quartiere, seguito da persone del quartiere, povere come lui, ma preoccupate di unirsi nell’impegno di una vera promozione umana. Sapendo che la sua educazione, la sua promozione umana è stata il frutto di sacrifici motivati da un vero affetto di qualcuno che è lontano, dell’interesse di persone che abitano nello stesso quartiere, il bambino divenuto uomo si impegnerà a riversare su altri lo stesso affetto e solidarietà.
8. Adottare un bambino a distanza: un impegno di solidarietà. Tutti lamentiamo la situazione di miseria e di fame in cui si trova tanta gente nel mondo e sopratutto tanti bambini. Non possiamo rimanere con le mani in mano,Fra le tante iniziative di solidarietà, il servizio per l’adozione a distanza “Agata Smeralda” vuole facilitare un rapporto di amicizia concreta a chi desidera offrire il suo aiuto ad un bambino del Terzo Mondo.
Le persone, i gruppi che vogliono adottare un bambino della zona di Salvador (nello Stato di Bahia, in Brasile), si rivolgono al servizio e, impegnandosi a mandare mensilmente L. 60.000, ricevono una scheda con la foto del bambino, informazioni sulla sua vita, sulla famiglia, sull’ambiente dove vive. Questa scheda viene aggiornata periodicamente, perchè possa essere seguita la crescita del bambino e della sua famiglia.
Bisogna però evitare di pensare all’adozione come a un mezzo per tacitare la propria coscienza. Adottando un bambino, ci assumiamo un impegno che cambia la nostra mentalità, la nostra maniera di comportarsi, di agire.
Adottando un bambino, facendolo entrare nella nostra famiglia, ci sarà un interessamento per i problemi che lui, la sua famiglia e i vicini devono affrontare. Ci sarà un interessamento per i problemi più generali del Terzo Mondo (Terzo Mondo che esiste anche in mezzo a noi). Il bambino ci farà diventare cittadini del mondo, ci farà aprire sempre più le finestre della nostra famiglia, del nostro cuore.
Il bambino che è entrato nella nostra famiglia ci spingerà a pensare a lui in maniera concreta, cambiando i nostri rapporti con il benessere, con i soldi, spingendoci a saper rinunciare a qualcosa per aiutare qualcuno che ha bisogno ed è della nostra famiglia. Adottare un bambino sembra facile, ma non lo è, perchè complica la nostra vita, la rende più problematica, ma sopratutto più felice… Adottare un bambino non è solo dare, è sopratutto ricevere, ricevere un fratello, che per noi cristiani è Gesù, che dà una nuova dimensione alla nostra vita.
Don Paolo Maria Tonucci
Missionario a Camaçari (Salvador-Bahia – Brasile)