Camaçari 4 novembre 1992
Carissimi amici,
sono di nuovo a Camaçari dopo tre mesi passati in Italia.
Voglio ringraziarvi per l’amicizia che avete dimostrato, per l’aiuto che ci avete dato, per l’appoggio all’azione che stiamo portando avanti, per la condivisione che diventa sempre più forte. Sento sempre di più che sono in Brasile anche a nome vostro.
Alcuni fatti hanno marcato questi ultimi mesi: il Vescovo di Fano, Mons. Mario Cecchini, nel mese di giugno è venuto a trovarci con due sacerdoti ed una suora. Ha visitato le comunità, ha appoggiato il lavoro, la presenza a Camaçari, ha permesso di mandare un sacerdote, don Marco Presciutti, per rafforzare la presenza fanese a Camaçari.
Anche se le difficoltà continuano – non è facile essere presenza di Chiesa in una parrocchia estesa e abitata come la nostra, soprattutto in questo momento di ritorno alla “grande disciplina” – rimarrò a Camaçari per portare avanti un progetto di comunità di base, un nuovo modo di essere Chiesa. Vogliamo che le persone si sentano sempre di più corresponsabili, protagonisti in una Chiesa che nasce da Cristo, ma che viene costruita dalla base.
Per questo continueremo a lavorare nella formazione degli animatori, dei catechisti: vogliamo che diventino sempre più preparati, autonomi, compagni nel cammino, corresponsabili col prete nella costruzione del Regno.
Faccio un po’ di resoconto delle attività che stiamo svolgendo, perché possiate sentirvi ancora più partecipanti.
L’asilo che funziona nel quartiere del Triangulo e che è sorto per l’iniziativa di un gruppo di donne delle comunità di base, va avanti bene; più di 25 bambini di famiglie povere hanno un rafforzo nell’alimentazione, un’educazione alla società e una preparazione alla scuola.
Va avanti, e bene, anche il doposcuola che era sorto con l’appoggio del CIF di Fano e che continuerà, ne sono sicuro, con la collaborazione degli amici. Sono 52 ragazzini che ricevono un aiuto per imparare quello che, molte volte, non riescono a imparare a scuola… anche se ci sono difficoltà, abbiamo notato nei ragazzini piccoli passi in avanti, che ci spingono a continuare nell’iniziativa.
Continua il lavoro del gruppo delle erbe medicinali, che non solo produce medicine a buon mercato, approfittando della saggezza popolare, ma realizza anche incontri con le donne dei quartieri periferici, per parlare dei problemi della salute della famiglia.
Vi parlavo, nelle lettere precedenti, del laboratorio di ceramica. Attualmente è l’attività che ci preoccupa di più. Siamo riusciti, con la collaborazione (di mezzi e persone) degli amici di Nove (Vicenza) e dintorni, a preparare una struttura e anche persone che sanno lavorare la ceramica. Ci manca però un dirigente che si intenda di ceramica e di commercializzazione. Stiamo cercando per questo qualcuno in Brasile, ma sarebbe interessante anche l’aiuto di un volontario italiano. Gli amici di Nove si preoccupano anche di questo e speriamo che il progetto della ceramica possa diventare autonomo e possa garantire alle persone che ci lavorano la propria sussistenza.
Ci stiamo dando da fare per continuare ad aiutare le varie comunità dei quartieri a costruire la propria cappella, che sia un luogo dove la gente possa incontrarsi, discutere i propri problemi, fare il doposcuola per i figli e la scuola per gli analfabeti, il catechismo, la liturgia della Parola. Finora siamo riusciti a costruire 8 tra cappelle e locali di incontro. Dovremmo costruirne altri cinque.
In questi mesi si è parlato molto del Brasile.
Come vanno le cose, ora, dopo l’episodio della sospensione del presidente? Dopo anni di una certa stanchezza, sfiducia e delusione, il popolo ha saputo dimostrare la sua maturità e forza, esigendo la sospensione di un presidente che era stato eletto dal popolo, illuso dall’immagine che era stata proposta dalla televisione. Ha capito che colui che era stato presentato come paladino della moralità aveva tradito la fiducia. Il popolo ha capito che il potere sorge veramente dal popolo. Riuscirà questo episodio ad avere delle conseguenze? Credo che sia difficile fare delle previsioni, ma la storia insegna che un futuro nuovo si costruisce anche con le piccole vittorie.
La situazione economica continua sempre grave: l’inflazione è a quota 35% al mese e 1 dollaro che all’inizio di agosto valeva 4.500 cruzeiros, adesso sta superando gli 8.000! la disoccupazione aumenta e naturalmente i settori più colpiti sono i più poveri.
Nei giorni scorsi abbiamo ricordato i 500 anni della scoperta dell’America. Più che scoperta si è trattato di conquista, di distruzione di popoli, civiltà, di religioni. Il ricordo di questi fatti ci ha fatto riconoscere che purtroppo il rapporto che si era instaurato tra potenze coloniali e i popoli sottomessi continua ancora oggi, un rapporto di sfruttamento ad oltranza. Vogliamo che ci sia un impegno da parte di tutti, popoli sottomessi e popoli ricchi, a cambiare sul serio, perché così non si può continuare.
I giorni passati in Italia sono stati per me giorni di incontro, ho rivisto molti amici, altri non sono riuscito a vederli…mi pare che si sia rafforzata la nostra amicizia, il desiderio di fare insieme qualcosa per questi fratelli che sono stati impoveriti da una politica coloniale.
Ho interpretato così anche la consegna del premio “Città di Fano”. L’ho visto come segno di bontà degli amministratori e degli amici di Fano. Un segno di fiducia nel lavoro che cerco di portare avanti, un segno di impegno, di condivisione del Comune e del popolo di Fano. Segno che anche voi volete assumere, appoggiare questo servizio ai poveri, con l’educazione, la formazione, la vera liberazione.
Per l’amicizia, per l’appoggio e l’impegno vostro, che spero possa continuare, grazie.
Con un forte abbraccio
don Paolo