23 novembre 1984
Carissimi amici,
tra pochi giorni sarà Natale. Il Dio forte diventa bambino indifeso, si fa uno di noi, per salvarci, per rinnovare la speranza di una terra nuova e di un cielo nuovo. Abbiamo bisogno di speranza per continuare il cammino, per non scoraggiarci di fronte alle difficoltà.
Non ci sono grandi novità sul lavoro di Camaçari.
La situazione è sempre pesante. Politicamente siamo nella fase di preparazione alla scelta di un nuovo presidente della Repubblica. Ci sono due candidati, una della situazione e uno dell’opposizione. Se le cose continuano così, il candidato dell’opposizione dovrebbe essere scelto dai quasi 700 grandi elettori (deputati, senatori e rappresentanti degli stati), ma sussiste il pericolo di un “golpe”, perché i militari non vogliono perdere tutti i privilegi e l’impunità, e tutti sanno che il potere del denaro del governo può far cambiare le carte in tavola. La vittoria del candidato delle opposizioni potrà significare una timida apertura e la speranza di un governo di centro- centrosinistra, dopo tanti anni di dittatura.
Economicamente, siamo al limite della resistenza umana. Aumenta il numero dei disoccupati, e salati diminuiscono nel potere d’acquisto.
Da una ricerca fatta recentemente a Camaçari, risulta che il 54% della popolazione attiva non ha nessun reddito e, tra quelli che hanno un certo reddito, il 65% riceve fino a 2 salari minimi (e di questi il 34% riceve fino a 1 salario minimo). Il salario minimo è attualmente di crs. (cruzeiros) 166.580 (= 60 dollari) e per sopravvivere una famiglia di 4 persone (cosa rara da noi dove abbondano le famiglie numerose) dovrebbe ricevere almeno crs. 600.000 al mese!
Una legge del 1938 stabilì l’alimentazione basica per ogni operaio: 6 kg di carne (1 kg = 3.900 crs), 7 litri di latte (1 litro = 1.070 crs), 4 kg di fagioli (1 kg = 1.400 crs), 3 kg di riso (1 kg = 1.400 crs), 3 kg di farina di manioca (1 kg = 800 crs), 6 kg di patate (1 kg = 1.200 crs), 9 kg di pomodori (1 kg = 600 crs), 6 kg di pane (1 kg = 1.000 crs), 300 gr di caffè (100 gr = 800 crs), 3 kg di zucchero (1 kg = 1.120 crs), 750 gr di burro (100 gr = 780 crs), 1 litro di olio (1 lt = 2.300 crs).
Nel 1970 un operaio lavorava 102 ore per alimentarsi, in agosto del 1984 doveva lavorare 148 ore. E per alimentare la moglie e i figli? E poi c’è l’affitto, i trasporti urbani, la scuola, i vestiti, le medicine…
È la fame. E naturalmente chi soffre di più sono i bambini. Aumenta la mortalità infantile. Sorge una nuova razza di brasiliani, nanerottoli, con sempre minori capacità intellettuali. La denuncia è venuta non dai nemici del governo, ma dalle forze armate, preoccupate con la statura delle reclute.
Qui, nella casa parrocchiale di Camaçari, è una processione di gente che ci chiede aiuto: sono mamme che chiedono latte per i bambini, bambini affamati, uomini che con vergogna stendono la mano, dicendo: “È meglio chiedere l’elemosina che rubare”.
Naturalmente in questi ultimi anni sono aumentati i furti, gli assalti a mano armata, gli omicidi. E non c’è nessuna previsione che le cose potranno migliorare.
In questa situazione cerchiamo di portare avanti il lavoro pastorale. Piccole comunità di formano nei quartieri. Cercano di vivere l’esempio delle comunità degli Atti degli Apostoli, si riuniscono per pregare, per leggere insieme il Vangelo, per vivere insieme la carità.
Sorgono così nuovi ministeri e molte volte ci troviamo a ripetere quello che diceva Gesù: “T lodo, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10,21). Tocchiamo con mano la presenza dello Spirito Santo nelle comunità. Tutto questo è una continua sfida per noi preti. Abituati a comandare, a dire sempre l’ultima parola, ci troviamo di fronte a laici che si sentono Chiesa, corresponsabili e che vogliono vivere questa corresponsabilità. Sorgono autentici profeti laici – che criticano una Chiesa troppo clericale. Sta sorgendo una nuova Chiesa, non disobbediente, ma obbediente allo Spirito, al Vangelo, alla carità, più che alle strutture. E di fronte a questa Chiesa nuova non vogliamo porre ostacoli, ma anche noi obbedire allo Spirito.
In questi mesi si è parlato molto di Teologia della Liberazione. Questa teologia non è nata dalle elucubrazioni dei teologi, ma dalla gente semplice e povera, che si riunisce per scoprire il messaggio del Vangelo, oggi e qui. Per questo fa paura, perché è una forza viva, che critica, che denuncia, che sovverte le strutture.
In documento del Vaticano ha portato senz’altro una luce su questa teologia, ma forse sarebbe stato più bello se avesse mostrato un po’ più di fiducia nella marcia del popolo di Dio. Da noi, che sta approfittando del documento sono i grandi, i ricchi, che si sentono confortati nel loro peccato di sfruttamento, perché quelli che si riuniscono per pregare, per leggere il Vangelo, per difendere i diritti umani, sono i “comunisti”.
Da parte nostra c’è lo sforzo per spiegare la portata del documento, ma chi può contro la potenza dei mezzi di comunicazione che sono sempre a servizio delle forse oppressive?
Il mese scorso ho avuto la fortuna di passare alcuni giorni in Nicaragua. Stavo tornando da un incontro sulla storia della Chiesa in America Latina, realizzato in Messico. Quando si legge sui giornali sul Nicaragua, ci sono quelli che, senza alcuno spirito critico, elogiano il modello, e ci sono quelli che lo criticano, con la stessa assenza di spirito critico. Stavo là nei giorni precedenti alle elezioni. Avevo letto che non c’era clima di libertà e ho visto la propaganda di tutti i partiti (anche quelli contro i sandinisti) sui muri e sui giornali. Sono andato nelle mense popolari e ho trovato che c’è cibo per tutti. In Brasile, i grandi magazzini sono forniti di tutto, ma chi può comprare? In Nicaragua, una paese massacrato per le continue minacce degli Stati Uniti, non c’è molta cosa, ma ce n’è per tutti. E forse questa è la cosa più importante.
È certamente difficile dare un giudizio sulla relazione governo-gerarchia, ma mi pare che se ci fosse una maggiore attenzione alla situazione del popolo, se avessimo un po’ più di rispetto e di fiducia per quelli che la pensano diversamente da noi, forse le cose andrebbero meglio. Non possiamo dimenticare che la gerarchia nicaraguense si è allineata contro Somoza solo alla fine… quando stava per cadere sotto gli attacchi dei “muchachos”.
Arrivando all’aeroporto di Managua, è sceso con me un gruppo di sacerdoti reduce da un incontro a Roma. C’era un gruppetto di 30 persone che li aspettavano, gridando slogan contro il governo. Erano presenti molti soldati sandinisti. Mi aspettavo un confronto – come quelli di cui parlano le nostre riviste (tipo “30 giorni”) e non è successo niente.
Scusatemi se vi ho parlato di queste cose, ma mi fa tanta pena vedere come la menzogna, il preconcetto, molte volte fa dimenticare la verità.
È stato ucciso il parroco polacco, difensore di Solidarietà, e tutti i giornali del mondo hanno dato risalto a questo fatto, ed è giusto. Ma si è dato lo stesso risalto al prete indio-colombiano che, negli stessi giorni, è stato ucciso perché difendeva gli indios? Si dà lo stesso risalto al prete francese ucciso dalla polizia di Pinochet?
Qui in Brasile, continuamente sono uccisi i piccoli proprietari perché i grandi vogliono ampliare i loro domini. Ma chi ne parla? Chi si ricorda dei bambini che sono assassinati dalla fame?
Smetto qui. Rimaniamo sempre uniti nella preghiera. Un affettuoso saluto a tutti.
Paolo