12 dicembre 1985
Un forte abbraccio!
Durante l’estate scorsa ho avuto la gioia di incontrarmi con molti di voi. Vi ringrazio per l’accoglienza, per l’amicizia che avete mostrato, non solo a me, ma alla comunità di Camaçari. Grazie per l’aiuto materiale che mi avete dato.
Malgrado la distanza che ci separa, ci sentiamo uniti più che mai dal desiderio di fare qualcosa in favore degli emarginati, per la pace e la giustizia, per costruire “i cieli nuovi e la nuova terra”.
Sappiamo che voi volete conoscerci sempre più: la situazione che stiamo vivendo, quello che stiamo facendo, i nostri progetti… per sentirvi più vicini, più partecipanti.
Dopo 20 anni di dittatura militare, trascorsi senza libertà e sotto un regime poliziesco, durante i quali le ricchezze del paese sono state consegnate alle multinazionali, gli stipendi hanno perso il potere d’acquisto, e il movimento operaio è stato represso e svuotato… siamo arrivati finalmente alla Nuova Repubblica.
La Nuova Repubblica è sorta più dalla impossibilità che i militari avevano di continuare con il loro regime, che da un impegno serio di realizzare un programma di governo veramente democratico e popolare.
Certo qualcosa è cambiato, ma l’essenziale è lo stesso. Gli stessi personaggi che facevano parte del governo militare, ora, nel nuovo governo, fanno discorsi di cambiamento e di riforme. Si parla molto di Riforma Agraria, ma l’impressione che si ha è che si tratti più di uno slogan per alleggerire le tensioni che esistono nel campo, senza toccare però il “latifondo”. Mentre si fanno bei discorsi e programmi sulla carta, uomini armati a servizio dei grandi proprietari terrieri, perseguitano e uccidono i piccoli proprietari e i contadini. Nelle città, gli operai più attivi a livello sindacale, quelli che partecipano in prima fila negli scioperi, sono dimessi e la legge sempre protegge il padrone.
In questa situazione, naturalmente chi più soffre sono i poveri.
Qui in Camaçari, negli ultimi anni, è aumentato l’indice di mortalità infantile, e la cosa non ci stupisce quando si sa che il 20% delle famiglie brasiliane vive von un reddito mensile di cr$ 82.280 (= £ 16.500) e il 65% delle famiglie in Camaçari guadagna cr$ 666.240 (£ 75.250) al mese. Secondo una revista estatistica, lo stipendio necessario per la sopravvivenza di una famiglia composta da due adulti e due bambini dovrebbe essere di cr$ 1.805.526 (£ 393.750).
In Camaçari e Salvador il 18% della popolazione è disoccupata.
Il 15 novembre scorso, nelle capitali di stato e nei municipi considerati area di sicurezza nazionale (tra i quali anche Camaçari), ci sono state le elezioni per prefetto. Dopo vent’anni di imposizione, il popolo di questa città finalmente ha potuto eleggere il suo sindaco. Durante la campagna elettorale sono stati spesi miliardi in propaganda politica. Il gruppo che finora aveva in mano il potere ha fatto di tutto (comprando voti, con minacce, e fraudi elettorali) per mantenere il potere. Come esempio basta dire che Camaçari, municipio di 120.000 abitanti, in questo periodo ha raggiunto il numero di 10.000 funzionari municipali…
Malgrado tutti gli sforzi e varie frodi, in Camaçari, come in molti altri municipi, hanno vinto candidati dell’opposizione. È senz’altro un fatto positivo, una piccola vittoria popolare, una timida manifestazione pubblica di scontento e protesta, anche se sappiamo fin d’ora che sarà difficile per i nuovi amministratori uscir fuori da una situazione fallimentare e corrotta lasciata dalle precedenti amministrazioni.
In queste ultime settimane sono successi fatti che ci hanno colpito in modo particolare. Una signora già prossima all’ora del parto, dovuto a complicazioni costituzionali, doveva essere sottoposta a parto cesareo. Come in Camaçari non esiste ospedale, doveva essere trasportata d’urgenza a Salvador (50 km circa). Dopo ore di attesa nel Pronto Soccorso locale, perché l’unica ambulanza esce se piena…, mandò a chiamarmi per trasportarla a Salvador. Dopo meno di un’ora dal ricovero, venne sottoposta al parto cesareo e la piccola neonata nacque ‘salva’, anche se con primi segni di soffocamento.
All’inizio di novembre, alcuni ‘pistoleros’ hanno minacciato una famiglia di contadini che da 30 anni lavorano un pezzetto di terra, qui nel municipio. Minacciarono di morte il marito, malmenarono la moglie, che era incinta, distrussero porte e finestre di casa… La settimana scorsa sono stato a visitare questa famiglia con alcuni rappresentanti del Sindacato dei Contadini di Camaçari. Con l’aiuto di alcuni vicini, tutti insieme, abbiamo rimesso in ordine la casa. E la domenica durante la messa ho denunciato questo fatto.
Poco prima delle elezioni, il Prefetto inaugurò lo stadio in Camaçari. Naturalmente serviva some campagna elettorale per il suo candidato. Per l’occasione furono spesi cr$ 100 milioni (= £ 20 milioni).
Di fronte a questi e a molti altri fatti, a tanta ingiustizia, molte volte ci sentiamo piccoli e impotenti per affrontare una struttura così ben montata e organizzata. Nelle riflessioni dei piccoli gruppi che, alla luce del Vangelo cercano di leggere e interpretare la realtà, scopriamo sempre più chiaramente che Dio ha scelto i piccoli per fare grandi cose e si serve dei deboli per distruggere i grandi, per sconfiggere il male… Questa scoperta diventa speranza che alimenta la nostra azione, il nostro cammino, e ci impegna sempre più nel lavoro per costruire e rafforzare le piccole Comunità Ecclesiali di Base, i vari movimenti popolari, il movimento operaio.
Crediamo che qualcosa di nuovo succede nella Chiesa e nella società quando il popolo diventa cosciente dei propri diritti e doveri alla luce della Parola di Dio; quando il popolo diventa soggetto e autore della sua propria storia.
Vogliamo lavorare per formare autentici animatori cristiani con una coscienza critica della realtà sociale, politica, familiare, ecclesiale, e illuminati e orientati dalla Parola di Dio imparino ad organizzarsi per costruire una nuova società.
Vogliamo continuare gli incontri di formazione dei catechisti, animatori delle comunità, dei giovani; vogliamo continuare dando il nostro appoggio agli operai del Polo Petrolchimico, ai contadini e a tutti quelli che sono veramente impegnati per costruire giorni migliori. Ci fa piacere costatare che gli operai del Polo considerano la casa parrocchiale come la loro casa perché sempre aperta e ci considerino loro amici.
Molte volte, quando si parla della fede nel mondo, viene data una visione amministrativa e teorica della vita della Chiesa. Non si sente pulsare la presenza ricca e complessa di uomini e donne del nostro tempo, soprattutto dei poveri del 3° mondo, che oggi rappresentano la grande maggioranza dei cattolici.
Guardando il cammino che è stato fatto, negli ultimi anni, qui in America Latina, riconosciamo tutti gli aspetti positivi prodotti dal movimento iniziato dal Concilio Vaticano II e continuato in Medellin e Puebla. È interessante notare l’irrompere di vita nuova, di una ricca spiritualità: le Comunità Ecclesiali di Base, come una nuova maniera di essere Chiesa che si compromette e si avvicina ai poveri; il sorgere di nuovi ministeri laici; il rafforzarsi delle Conferenze Episcopali; il rinnovamento della vita religiosa; l’avvicinamento ai fratelli non-cattolici e ai culti afro-brasiliani; la fede provata nelle persecuzioni; il martirologio latino-americano degli ultimi anni, con vescovi (Angelelli, Romero), sacerdoti, catechisti, seminaristi, religiosi e religiose, contadini, mamme, bambini…
Se da una parte riconosciamo le difficoltà, i pericoli, dall’altra sentiamo sempre di più che vale la pena continuare a lottare, a pregare, a sperare, perché qualcosa di nuovo sta nascendo.
Visitando le comunità che si riuniscono nelle favele, nelle case, riconosciamo il Cristo vivo, presente e attivo. Importante è ascoltare la sua voca, non avere paura di prendere sul serio il suo invito per il cambiamento.
A volte esiste nella nostra Chiesa tanta paura di assumere un impegno radicale in favore dei poveri e delle sua conseguenze. Dovremmo aver paura della mancanza di impegno, paura di una Chiesa che vive in pace perché nessuno si sente incomodato da lei…
Fra pochi giorni sarà Natale, segno dell’impegno di Dio con gli uomini. Per preparare il Natale, i gruppi si riuniscono nei quartieri, nelle contrade, per pregare insieme, per riflettere sulla propria situazione alla luce della Parola di Dio, per fare gesti di amore e di solidarietà.
Rileggendo questa lettera mi accorgo che l’italiano fa proprio pena, abbiate pazienza, sono arrivato nella situazione di non sapere più l’italiano e di non sapere bene il portoghese.
Rimaniamo uniti nella preghiera e nell’impegno. Grazie per l’appoggio per l’aiuto che ci date.
Salutoni Paolo