IN FAMIGLIA 1973
11 febbraio 1973
Una lettera di Don Paolo
Don Paolo ha scritto ai nostri ragazzi pochi giorni prima di Natale. Pubblichiamo la sua lettera intendendo rispondere a quanti ci chiedono che cosa fa Don Paolo, quando torna e … se ha ricevuto il nostro aiuto.
“Carissimi amici,
rispondo alla vostra del 16 novembre. Grazie per il vostro ricordo, per l’amicizia. Tramite Renzo Rossi che è venuto in Italia per ritirare il premio “Città di Firenze” ho ricevuto il vostro aiuto. È arrivato come il cacio sui maccheroni. Grazie! Vorrei che sentiste che il ringraziamento, l’amicizia, non viene solo da me, ma da tutta la gente che lavora con me, da tutti quelli che sono beneficati del vostro aiuto.
Mi dite che il gruppo sta passando per un periodo un po’ critico. È chiaro che da lontano è difficile dire qualcosa in proposito, ma credo che sia una cosa più che normale. È proprio dei gruppi che ci siano degli alti e bassi. L’importante mi pare che sia sempre l’apertura verso gli altri; nella misura in cui ci chiudiamo agli altri e ci guardiamo troppo, scopriamo un sacco di difetti, di deficienza nell’altro e negli altri. Quando ci si unisce per un lavoro in beneficio di altri, le deficienze saranno superate dallo sforzo comune.
Anche qui ogni tanto il gruppo dei giovani entra un po’ in crisi, ma per me è sempre un motivo per fermarci un po’, per riflettere su cosa fare, su che iniziative assumere… In questi giorni di preparazione al Natale i ragazzi hanno preparato da soli una rappresentazione sul Natale, che sarà drammatizzata prima della Messa di mezzanotte: vuole insistere sulla necessità dell’unione dei poveri per lottare per un mondo più giusto più libero. Vedremo… L’importante è che siano loro a capire il loro dovere di aiutare i fratelli, a comprendere la situazione in cui ci troviamo, per cercare di vincere le situazioni di ingiustizia.
Quello che voi mi dite del vostro lavoro, delle vostre iniziative, mi ha reso tanto contento. Sono contento di essere amico vostro, e il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni sono per me uno stimolo continuo per darmi da fare di più in favore di questa gente.
Continuiamo sempre, preoccupandoci perché la nostra azione sia veramente educativa. Vogliamo dare a questa gente la parola, la loro parola, perché possono diventare veri soggetti della propria storia.
La vigilia di Natale passerò la mattinata con un gruppo di giovani, molti sono operai…, per riflettere con loro sulla nostra azione, per scoprire se stiamo veramente facendo qualcosa di nuovo, che porti una vera liberazione alla gente, o se continuiamo ad opprimerli con soluzioni prestabilite.
Nell’idea di suscitare i valori della gente, abbiamo tentato di fare qualcosa perché anche la liturgia sia più spontanea. E così nella messa della prima comunione abbiamo introdotto dei gesti che accompagnano i canti: è stato molto interessante. Solo i bambini erano stati preparati ai gesti; ma tutti, adulti compresi, hanno seguito commossi i bambini facendo gesti…
Con la nostra cultura occidentale, intellettuale, molte volte crediamo che i valori di questa gente (che dà importanza più al sentimento) siano di seconda categoria, quando dovremmo comprenderli di più e capire che l’uomo non è fatto solo di cervello, ma di cuore, di sentimento… Io credo che la cultura di qui può insegnare molto alle nostre vecchie civiltà e l’America Latina, per la sua posizione di crocevia, ha forse la missione di essere mediatrice tra il blocco occidentale-orientale e il terzo mondo!
Il lavoro in parrocchia continua bene. Adesso i gruppi di evangelizzazione di adulti sono impegnati nella novena di Natale che dovrebbe ampliare l’interesse per i problemi di tutte le persone.
Adesso smetto! I migliori auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo.
Salutoni a tutti, don Stefano e Don Vincenzo. In luglio del prossimo anno sarò a Fano e avremo modo di parlare con più calma.
Rimaniamo sempre uniti nella preghiera.
Un abbraccio per tutti,
Paolo