Ogni giorno che passa, diventa sempre più difficile comunicarci con gli amici italiani. Ciò non dipende da pigrizia, ma dal fatto che, col passare degli anni, il centro dei nostri interessi è sempre di più il Brasile, e « questo pezzo di Brasile » che si chiama Bahia.
Che cosa dirvi?… Tutto ciò che all’inizio ci sembrava strano, adesso ci sembra la cosa più normale perché inevitabilmente, ci si abitua alle situazioni di povertà, di miseria, di abbandono. C’è anche la paura di ripetere sempre le stesse cose… pur tuttavia credo che l’esperienza che stiamo facendo — faticosamente — possa sempre dire cose nuove e essere utile alla Chiesa italiana.
L’ideale sarebbe uno scambio vero che significa anche un ricevere, da una parte e dall’altra.
Quella che segue non è proprio una lettera, ma pezzi buttati giù in fretta perché voi possiate continuare a sèguire quello che stiamo facendo, continuando la preziosa collaborazione di preghiera, affetto e aiuto materiale che continua da da 16 anni.
LE COMUNITA’ ECCLESIALI DI BASE
Molto si sta parlando, in questi tempi delle Comunità Ecclesiali di Base.
Da più di 10 anni, sparse un po’ in tutto il Brasile, sono sorte queste comunità formate da piccoli gruppi di persone che si riuniscono per riflettere sulla propria situazione alla luce del Vangelo.
Anche nella nostra parrocchia stiamo seguendo più di 50 di questi gruppi. Per ora non ce la sentiamo di chiamarli « Comunità Ecclesiali di Base » perché ci sembra che per arrivare là, ci sia ancora molto cammino da percorrere. Siamo in cammino vero quella meta.
Attraverso questi gruppi sta sorgendo un nuovo modo di essere Chiesa: gruppi che cercano di vivere l’ideale della comunità primitiva, che vogliono vivere in fraternità, gruppi che si aiutano per costruire la casa; che fanno sottoscrizioni per aiutare quelli che stanno peggio; che raccolgono firme per esigere dalle autorità migliorie nel quartiere.
Gruppi che cominciano ad avere uno sguardo critico sulla realtà e che non accettano più la situazione di ingiustizia in cui stiamo vivendo Gruppi di chiesa appoggiati e accompagnati dai loro pastori.
Ma perché si sta parlando tanto delle Comunità Ecclesiali di Base?…
Durante 17 anni il Brasile è vissuto e tuttora vive sotto un regime militare. Già molto si è detto sulla dittatura del Brasile e non è il caso di parlarne ancora.
Solo è bene ricordare che in quest’ultimo anno il regime per le pressioni dell’opinione pubblica mondiale, della situazione economica fallimentare e del movimento operaio ha dovuto cedere cambiando qualcosa perché tutto possa continuare come prima.
Questo cambiamento è la famosa « apertura », cioè una apparente democrazia che ha permesso il sorgere di nuovi partiti.
Prima avevamo solo il partito del governo (ARENA) e quello della opposizione (MDB). Ora, pur essendo proibiti i partiti di matrice marxista, sono sorte nuove formazioni politiche e il problema è di trovare gente che partecipi attivamente.
Finora la vittoria del partito di governo era garantito. Adesso con il moltiplicarsi dei partiti, tutti sono a caccia di possibili « leaders » popolari. Le Comunità di Base, che raggruppano più di 2 milioni di persone adulte, con una capacità incredibile di movimento e di autorità morale, offrono tutto questo.
E le Comunità di Base come reagiscono? Appoggiare i vari partiti dell’opposizione ?
Uomini del governo accusano l’infiltrazione comunista nella Chiesa e nelle Comunità di Base.
In realtà, queste Comunità mettono in questione con la propria vita la società egoista e presentano un modello di civilizzazione differente, fondato sull’amore.
Per le Comunità, come per qualsiasi cristiano, è impossibile separare la fede dalla pratica politica. La fede non si può ridurre ad una semplice relazione individuo-Creatore, ma è fermento di tutta la vita sociale. Diventa così pratica amorosa che vuol dividere i beni, spezzare il pane; che lotta in nome della giustizia per una società dove tutti possano vivere uguali, come fratelli; che non esita a dare la propria vita perché venga un mondo nuovo, il Regno di Dio.
Con tutto ciò, le Comunità rifiutano di trasformarsi in piattaforma di partiti politici, perché nessun partito, per quanto ispirato possa essere nella dottrina cristiana, può sentirsi il rappresentante unico di tutti i fedeli; il suo programma non potrà mai avere un valore assoluto per tutti.
Le Comunità attualmente sono autentiche scuole di educazione di giustizia
e vera politica con l’oggettivo di formare cristiani coscienti dei loro diritti e doveri nella società.
Questo cammino sarà lungo e pieno di difficoltà, ma è bello assistere al sorgere di questo nuovo modo di essere Chiesa.
In dicembre, più di 50 gruppi si sono riuniti nelle famiglie dei nostri quartieri per preparare il Natale: hanno pregato insieme, riflettuto il Vangelo e riflettuto sulla propria realtà …
Ci stiamo accorgendo sempre più che il Vangelo, per questa gente sta diventando vita e non un libro di studio. Quando si parla dei problemi familiari, del quartiere, è normale che le persone facciano citazioni del Vangelo. È la mentalità del Vangelo che sta impregnando la loro vita.
Un esempio della partecipazione di questi gruppi « embrioni » delle Comunità Ecclesiali di base, lo abbiamo avuto in occasione dell’espulsione di Padre Vito Miracapillo.
Tutti conoscono la vicenda che ha provocato l’espulsione di Vito. Egli era Parroco di Ribeirão, città dell’interno di Pernambuco. Col suo lavoro pastorale appoggiava i lavoratori della canna di zucchero, che erano sfruttati dai grandi proprietari, abituati da secoli a trattare i lavoratori come schiavi.
La sua missione era di predicare il Vangelo di modo integrale, incarnato nella realtà della sua gente, di quella comunità.
I « grandi » decisero, senza consultare il parroco, di far celebrare una messa per festeggiare il giorno 7 settembre, anniversario della « indipendenza » del Brasile.
In quel giorno, padre Vito aveva già 3 messe da celebrare … Perché i
« grandi » non potevano partecipare della messa insieme agli altri? Perché fare una messa speciale … ? Era giusto celebrare l’indipendenza quando il popolo continua ad essere schiavo e dipendente … ?
Il rifiuto di Padre Vito fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lo accusarono di sovversione perché era contro l’indipendenza del Brasile, e per rafforzare le accuse portarono in tribunale « foglietti sovversivi » … dove le frasi sovversive erano brani dei documenti dei Vescovi e dei discorsi del Papa in Brasile. Per questo Vito venne espulso.
Il fatto colpì un po’ tutti. Se qualcuno credeva ancora nella sincerità del governo e dell’apertura politica, scoprì e comprese che dire la verità, difendere i diritti degli sfruttati continua ad essere un grave reato.
Alcuni giorni dopo l’espulsione di padre Vito, abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti delle Comunità della periferia di Salvador. In questa occasione abbiamo riflettuto insieme sul fatto.
Ecco quello che hanno detto:
« Noi riteniamo che i preti non solo possono, ma devono fare qualcosa. La Chiesa deve fare un lavoro globale »
« Come prete, padre Vito non poteva rimanere estraneo ai problemi del popolo. Ha fatto bene a dire la verità. Come uomo di Dio ha avuto il coraggio e molta forza per proclamare la verità. L’espulsione di Vito non è stata una sconfitta per la Chiesa, né per il popolo, ma un risveglio della coscienza di tutti noi e anche di qualcuno che ancora era fuori della realtà ».
« I preti devono fare politica di fronte alla situazione in cui vivono gli abitanti dei quartieri più poveri »
« I preti devono fare politica nel senso di aiutare i poveri. Siamo tutti fratelli e il prete ha l’impegno morale di porsi al lato di quelli che non hanno protezione ».
« Il sacerdote nella Chiesa deve essere ‘sacerdote’. L’atteggiamento di padre Vito fu meraviglioso. Ha dato maggior forza alla Chiesa e ci ha risvegliato perché tutti noi brasiliani lottiamo contro l’ingiustizia. Non possiamo più accettare quello che stiamo soffrendo. Padre Vito è stato un grande esempio e i preti devono continuare la missione di illuminare la gente. Lui è stato espulso ma la verità rimane: questo è il Vangelo nella nostra vita! ».
« I preti non devono solo pregare e far pregare, ma difendere sempre i diritti umani ».
• nostro conforto è che il popolo è con lui e, malgrado sia stato espulso,
padre Vito rimane nei nostri cuori ».
« Loro, i « grandi », vogliono un popolo muto, che accetti tutto e hanno espulso padre Vito per far paura agli altri preti stranieri che parlano ».Mentre rileggo le parole dei rappresentanti delle Comunità, che cercano di esprimere con il loro linguaggio la missione della Chiesa oggi, in Brasile, ho qui davanti quello che il Papa dichiarò il 22 dicembre ai Cardinali. Ricordando gli incontri avuti in Brasile, il Papa disse che « fu un’occasione unica per proclamare ancora una volta che la Chiesa, quando proclama il Vangelo senza abbandonare le sua specifica missione di evangelizzazione, cerca di far si che tutti gli aspetti della vita sociale, nei quali si manifesta la ingiustizia si trasformino nel cammino della giustizia ».
Le comunità stanno rispondendo all’appello del Papa che è anche quello del Vangelo. Diventano più coscienti che la missione della Chiesa è costruire un mondo nuovo, molto differente da quello in cui viviamo. Sanno per esperienza che la cosa non è facile perché gli ostacoli a questa realizzazione sono dentro e fuori di noi, ma con la fede nel Vangelo, che illumina la vita, tutte le difficoltà possono essere superate. L’esperienza di questi piccoli gruppi che si riuniscono per pregare, per discutere, che si aiutano, che lottano, che si sentono Chiesa, è una speranza di qualcosa che si sta muovendo e ci fanno credere che è possibile un cambiamento.
LA CAMPAGNA DELLA FRATERNITA’
Ogni anno la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) lancia la «Campagna della Fraternità». È una campagna di Evangelizzazione su un tema attuale.
Tutte le forze della Chiesa si concentrano in uno sforzo comune per riflettere su quel tema alla luce della Parola di Dio, e cercano una soluzione a quel problema.
Nel 1980 il tema era sulle migrazioni. In Brasile più di 40 milioni di persone (1 ogni 3 persone) possono essere considerate emigranti. Gente che ha lasciato la propria terra alla ricerca di una vita migliore, o espulsi — soprattutto nelle campagne — da una agricoltura industrializzata, che favorisce le grandi proprietà contro i piccoli possidenti.
Durante il 1980, in tutte le Chiese e nelle Comunità si è parlato di questo problema e vari gruppi si sono preoccupati di far qualcosa per aiutare gli emigranti. Si sono moltiplicate le iniziative per accogliere questa gente e per aiutare e appoggiare la lotta dei contadini nella difesa del loro pezzo di terra, e degli abitanti dei quartieri poveri che sono costretti a « invadere » terreni pubblici perché non possono pagare l’affitto.
Nel 1981, la Campagna di Fraternità ha come tema la «Salute di Tutti», molti già hanno denunciato che il Brasile è un grande ospedale, con moltitudini di malati senza terra, senza casa, senza infrastrutture di base (acqua potabile, fognature, scuole, ospedali …) e con fame.
La salute in Brasile è trattata come mercanzia. Il malato non è una persona, ma una fonte di lucro. Per il settore della salute il governo destina risorse che sono briciole di fronte alle altre spese (soprattutto le spese militari).
È chiaro che questa situazione deve cambiare: nasciamo per vivere e non per morire! La mortalità infantile è un vero flagello, 500mila bambini muoiono ogni anno per denutrizione. La miseria e la denutrizione sono inseparabili come le due facce di una medaglia.
Il salario minimo, che è un salario di fame, diventa sempre più minimo.
Un lavoratore è obbligato a lavorare durante un numero sempre maggiore di ore per poter compensare la svalutazione del salario di fronte all’aumento dei prezzi.
In questa tabella possiamo vedere il prezzo di alcuni alimenti-base rispetto al salario.
maggio/76 | maggio/77 | maggio/80 | |
riso cr. | 2,75 | 6,00 | 30,00 |
fagioli cr. | 3,30 | 20,00 | 160,00 |
carne cr. | 17,00 | 20,00 | 160,00 |
latte cr. | 2,00 | 4,00 | 22,00 |
zucchero cr. | 2,35 | 4,00 | 18,00 |
olio di soja cr. | 5,98 | 13,10 | 44,00 |
SALARIO MINIMO » | 768,00 | 1106,00 | 4795,00 |
Non c’è bisogno di commento: i numeri già parlano chiaro.
Solo ci si chiede come è possibile che un operaio possa alimentare sufficientemente la propria famiglia … La cosa ci torna scandalosa quando pensiamo che il Brasile produce un grande quantità di alimenti … e il popolo fa la fame. La quantità di cereali, carne, frutta che il Brasile produce sarebbe più che sufficiente per alimentare la popolazione.
E allora perché esiste questa situazione? Il Brasile deve molto agli altri paesi; per pagare questo debito il governo ha deciso che il paese deve esportare il massimo. Gli alimenti che si producono sono esportati. Un esempio è l’olio di soja … E mancano i fagioli, il riso. … che sono importati a prezzi altissimi.
La situazione sembra assurda: i lavoratori che producono tutte le ricchezze fanno la fame. La denutrizione, le malattie e il numero di morti per denutrizione stanno aumentando nella misura in cui aumenta lo sfruttamento del popolo.
Un poeta ha così descritto la situazione del popolo brasiliano:
Tu mi vuoi forte e io non sono più forte,
sono la fine di una razza, il vecchio, colui che fu.
Invoco la luna d’argento perché mi salvi, prego gli dei della foresta perché mi uccidano.
Tu mi vuoi bello e io non sono più bello,
mi hanno portato via tutto quello che un uomo deve avere:
mi hanno mutilato il corpo,
lasciandomi vivo, senza sangue, per imputridire.
Tu mi vuoi giusto e io non sono più giusto,
promesse del sole già non mi scaldano il cuore;
che tragedia è questa che si abbatte su tutti noi,
che tragedia è questa che si abbatte su tutti noi?
La « Campagna della Fraternità » è un invito ad una presa di posizione urgente. La salute sarà tutti quando il nostro popolo, unito e organizzato conquisterà quello che è un diritto del popolo.
NUOVE FORME, NUOVE SINTESI DI FEDE E DI VITA
Siamo già nel tempo che va verso il Natale. Un tempo forte per le nostre Comunità che si riuniscono per scoprire il messaggio che il Bambino di Betlemme ha lasciato per tutti gli uomini di buona volontà:
NATALE:
Il Dio forte diventa bambino debole
per rovesciare i potenti dai loro troni
e innalzare gli umili.
Erode ha avuto paura del bambino
e cominciò a perseguitarlo.
Altri continuarono la persecuzione
fino alla morte, la morte di croce.
Ma il bambino, già uomo
— uomo debole, assassinato risuscitò,
Vinse.
Attenzione grandi della terra
I bambini degli emarginati
degli indios, dei contadini, degli operai,
di quelli che vivono alla giornata, che non hanno
un tetto dove riposare …
bambini deboli affamati, malati,
i bambini che voi non riuscite a uccidere
i bambini che voi cercate di ingannare
con la propaganda di Papà Natale …
diventeranno forti …
Vi rovesceranno dai troni.
Natale, segno di sfruttamento
Natale, segno di speranza
Natale, segno di impegno
Natale, garanzia di vittoria.
« A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?
Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: — Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato.
Vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto ».
(Luca 7, 31-32)
Dopo 16 anni che sono in Brasile, molte cose sono cambiate dentro di me. Ho acquistato una nuova maniera di guardare le cose, di reagire di fronte alle situazioni, di vivere la mia vita di prete … Scopro una nuova forma di vivere il cristianesimo: nasce una nuova spiritualità … Tutto ciò non vuoi dire rigettare quanto finora credevo, ma comporta una nuova sintesi nella mia vita di cristiano.
Forse non è un passo in avanti, ma è piuttosto una ricerca continua e faticosa per rispondere da qui, dall’America Latina, dal Brasile alla sfida che mi lancia il Cristo.
Quali sono le linee fondamentali che marcano oggi la spiritualità cristiana che vuol essere fedele al cammino per il quale Io Spirito sta muovendo la Chiesa latino-americana ?
Prima di tutto Io sguardo è diretto verso il Cristo. Continuamente ci confrontiamo con la sua azione di evangelizzazione. E la azione del Cristo ci interroga, ci critica … Quando per esempio pensiamo al nostro essere « pastore », come non pensare al Buon Pastore che cammina davanti alle sue pecore; che dà la sua vita perché abbiano vita in abbondanza; che le conosce ed è da loro conosciuto?
Quando ci troviamo di fronte due maniere di essere cristiani: la spiritualità e l’attività … come non confrontare la nostra vita con quella di Gesù.
Non può essere un qualsiasi Cristo, fondamento e base della nostra spiritualità.
Solo può esserlo il Cristo di Nazareth che è vissuto in un determinato periodo storico, in un determinato paese.
In contrasto con la predicazione e l’immagine di Cristo che teneva in poco conto la dimensione storica, puntando sopratutto verso il divino, la nostra spiritualità riscopre oggi il mistero dell’Incarnazione attraverso una integrazione del Cristo divino con il Cristo fatto uomo, valorizzando l’uomo.
Questa spiritualità cerca nella Bibbia luce e alimento e si fa storia. Ed è bello e confortante vedere che in questa ricerca non siamo soli: la gente ci accompagna e ci aiuta a capire il messaggio evangelico.
Quante volte, dopo un incontro con la nostra gente, ripetiamo quello che Gesù diceva: « Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli
È una spiritualità incarnata nella storia: « II Verbo si è fatto carne » e ci obbliga ad incarnarci, noi stessi. Comprendiamo che è impossibile incontrare il Dio vero fuori della storia, di questa storia che noi stiamo vivendo qui e oggi.
Con la stessa devozione con cui si legge il breviario, leggiamo il giornale, perché siamo convinti che, attraverso il breviario e il giornale, Dio ci parla e trasmette il suo messaggio.
Non può esserci un vero impegno spirituale se non porta ad un cambiamento radicale. In America Latina non si può amare il fratello, e perciò Dio, senza impegnarsi a livello personale e di strutture, in un servizio di promozione integrale dei gruppi umani più umiliati.
Per questo dobbiamo conoscere la realtà in modo critico, non ingenuo, perché solo così potremo capire quali sono le risposte concrete che la fede esige in questo processo storico.
Dobbiamo scoprire le cause più vere e profonde che producono questa situazione anti-evangelica e fare una scelta chiara per trasformare questa realtà scandalosa e peccaminosa nel Regno di Dio.
Così la vita sociale, economica e politica diventa il luogo dove la spiritualità deve realizzarsi perché è là che lo Spirito del Signore ci porta a lottare per la causa del Suo Regno.
Di fronte al peccato, assenza di giustizia e di amore, che impera in questo mondo, non può esserci una rassegnazione passiva, che non sarebbe cristiana. La Madonna nel Magnificat si presenta come un modello per tutti quelli che non accettano passivamente le circostanze avverse della vita personale e sociale. Lei afferma che « Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili ». Don Helder Càmara, commentando il Magnificat, si chiedeva come Maria era riuscita a dire queste cose senza essere tacciata di sovversiva.
Dobbiamo annunciare il Regno di Dio che comincia in questo mondo. Dobbiamo fare in modo che le strutture sociali, economiche e politiche siano rifatte d’accordo con il piano di Dio.
Le pratiche spirituali devono essere al servizio della vita interiore, che sarà spirituale nella misura in cui, mossa dallo Spirito di Gesù, sia totalmente dedicata a Dio e ai fratelli.
La preghiera conduce allora ad impegnarsi nella vita reale e l’impegno sociale esige momenti forti di preghiera. L’atteggiamento orante è uno dei segni fondamentali di questa spiritualità, tutto quello che si fa trova nel Padre la sua fonte e meta.
Quando Gesù si ritira sul monte per pregare non lo fa per rimanere là, ma per scendere di nuovo, per tornare nel mondo, per portare avanti il progetto del Regno di Dio.
Preghiera e azione sono inseparabili. Preghiera che illumina e orienta l’azione, come azione di Dio che agisce per mezzo dell’uomo; azione umana che è risposta storica al Dio che è stato « toccato » nella preghiera.
Consacrare la vita a questo impegno di trasformare la realtà, per offrirla al Padre, è il sacerdozio di tutti noi. Allora la liturgia eucaristica diventa veramente la sintesi, la forza di propulsione e il fine di tutta la vita. Perché il culto che Dio ci chiede, che viene manifestato nella preghiera e nella liturgia, si estende nella vita di ogni giorno, per trasformare tutto in offerta. Così possiamo unificare la nostra vita, senza creare compartimenti stagni.
L’ultimo aspetto, più tipico, è l’impegno coi poveri.
La povertà quando è manifestazione storica e concreta della mancanza di amore, di solidarietà e fraternità, diventa qualcosa di anti evangelico e di scandaloso. È un peccato che uccide il fratello e gli impedisce di vivere con la libertà e la dignità dei figli di Dio.
Questo peccato esige la conversione, e la conversione è la scelta, l’impegno coi poveri e per i poveri.
Impegnandoci per i poveri e coi poveri, camminiamo verso una piena identificazione col Cristo, perché il cammino che porta a Cristo passa inevitabilmente attraverso i poveri.
E qui noi scopriamo il criterio per misurare la nostra vita spirituale. Come stiamo vivendo l’impegno coi poveri e per i poveri? Come ci sforziamo per conoscere e denunciare i meccanismi che generano questa povertà? Che cosa facciamo per appoggiare le rivendicazioni dei contadini e degli operai.
Impegnandoci coi poveri ,e per i poveri siamo invitati ad una autocritica, ad una conversione, siamo invitati a scoprire nel Vangelo quei brani che prima leggevamo superficialmente.
Mi pare che i Vescovi, in Puebla, parlando della Chiesa ci aiutano a scoprire come deve essere la vita del cristiano che cerca di vivere nello Spirito:
« Una Chiesa in permanente processo di evangelizzazione, una Chiesa evangelizzata che ascolta, approfondisce e incarna la Parola ed una Chiesa evangelizzatrice che testimonia, proclama e celebra la Parola di Dio, il Vangelo e Gesù Cristo, nella propria vita; una Chiesa che aiuta a costruire denunciando le situazioni di peccato, chiamando alla conversione, impegnando i credenti nell’azione trasformatrice del mondo, per una nuova società in piena fedeltà a Cristo e all’uomo, nello Spirito Santo ».
Salvador, Settembre 1981
d. PAOLO TONUCCI