Primavera 1974
Col passare degli anni, diventa sempre più difficile parlare del lavoro che stiamo facendo, trasmettere agli amici quello che sentiamo, quello che tentiamo di fare, perché dopo i primi tempi di entusiasmo, in cui si intravedono soluzioni possibili, anche se difficili, viene il periodo del dubbio, della confusione.
All’inizio del nostro lavoro, il problema era di capire la gente, ma speravamo che col passare degli anni, potessimo entrare nella sua mentalità e capirla un pò. Desideravamo sinceramente diventare « uno di loro».
Oggi ci accorgiamo sempre di più che ogni giorno è necessaria una nuova conversione, un atteggiamento di ascolto, scoprendo che forse non riusciremo mai a diventare come loro, perché rimarremo sempre stra nieri, estranei a questa gente, a questa cultura.
Per questo, se all’inizio era relativamente facile co municarvi le nostre impressioni, oggi la cosa diventa più problematica.
Nello stesso tempo, sentiamo la necessità di comu nicarci con voi per parteciparvi le nostre preoccupa zioni e sentiamo che l’amicizia che ci legava esige questo scambio, questa comunione.
Vorrei tentare parlarvi un poco di un lavoro che stia mo portando avanti in maniera organizzata da tre an ni e che ci impegna molto, il movimento di evange lizzazione.
Sono una quarantina i gruppi che ogni settimana si riuniscono nelle proprie case per riflettere sul Vangelo. Pur ricevendo un orientamento sul Vangelo, sul le game del Vangelo con la realtà che li circonda, i grup pi si incontrano senza la presenza del prete.
Vorrebbero ripetere l’esperienza dei primi cristiani che erano uniti, che vivevano nella mutua carità e amicizia, che partecipavano delle preoccupazioni dei fratelli.
Quali sono gli aspetti positivi di questi incontri, di questo tentativo di comunità?
Stiamo notando sempre più che il Vangelo è diven tato un libro conosciuto, amato. Prima per questi cri stiani, e ancora oggi per la maggior parte della no stra gente, il Vangelo era una cosa riservata esclusi vamente ai preti. Un laico che usava il Vangelo, la Bibbia, era senz’altro un protestante. Adesso il Vangelo è un libro che comincia ad influenzare la loro vita …
Purtroppo esiste sempre il pericolo di ridurre il vangelo e tutto il messaggio cristiano ad una lista di atteggiamenti moralistici individuali. E questo sopratutto col nostro popolo abituato ad una religiosità fatta di passività e di accomodamento, è facile formare degli elementi chiusi alla problematica del nostro tempo, alienati dalla realtà che li circonda e li opprime.
Ci siamo perciò preoccupati fin dall’inizio perché si superasse l’atteggiamento comodo di chi scarica la responsabilità degli avvenimenti su Dio. Una frase che la gente qui ripete molto spesso dice tutto: « E’ stato Dio a volerlo … ».
Quando un bambino ancora piccolo, muore di fame, per mancanza di assistenza medica, la gente è abituata a dire: « E’ Dio che lo ha voluto, è il destino, che cosa ci possiamo fare? »
In uno dei libriccini che raccolgono la sapienza popolare dei cantastorie, è così presentato il destino di ogni uomo, nella sua immutabilità:
« Ogni vivente, quando nasce
ha il suo programma tracciato
per il bene o per il male
per essere un ricco o un morto di fame,
per essere coraggioso o pauroso,
tutto è già preparato.
Tutto è già stato stabilito da Dio ».
E’ necessario suscitare un atteggiamento critico nei confronti della realtà per scoprire chi è il vero responsabile di una situazione.
L’evangelizzazione è stata sempre un tentativo di coesistenza pacifica, l’evangelizzazione delle cose che non sono di questo mondo. Il messaggio non ha dato alla gente la possibilità di una presa di coscienza, non l’ha compromessa con il mondo in cui vivevano, con la trasformazione di questo mondo. Non ha spinto a giudicare ie cose e sapere da che par

don Paolo Tonucci durante una liturgia vissuta.
te stiamo, se vogliamo costruire veramente il Regno di Dio o separarci dal mondo per aspettare che questo Regno piova dal cielo…
La nostra collaborazione è stata perciò quella di porre degli interrogativi , di cercare di mettere nella gente una pulce nell’orecchio perché non si sentisse soddisfatta con le cose, perché di fronte alle cause superficiali scoprisse le cause reali , profonde…
Certamente non posso dire che ci sia stata da parte della gente un cambiamento netto, perché per cambiare una mentalità sono necessari molti anni , però mi pare che qualche passo in avanti sia avvenuto. In un incontro realizzato due mesi fa, abbi amo vo luto chiedere agli animatori, ai dirigenti dei gruppi di evangelizzazione , qual era la causa della mancanza della carne. Negli ultimi mesi dell ‘anno , il prezzo della carne (e in conseguenza quello di tutti i generi di prima necessità) era salito alle stelle, con aumenti continui , maggiori del cento per cento, e questo mentre i salari rimanevano congelati. Poco prima di Natale , il governo aveva fissato una tabella di prezzi per contenere l ‘aumento indiscriminat o. Il risult ato è stato che la carne è sparita, letteral mente sparita di circolazione. Si incontrava solo al mercato nero.

Paolo Tonucci con sorella Eunice, sorella Miriam, e sorella Salomè, le tre Suore che lavorano a Fazenda Grande.
Ebbene, alla domanda sul perché di questa situazione, abbiamo notato che le risposte hanno colpito giusto. Hanno scoperto che la causa non si deve ricercare in Dio che vuole la sofferenza, ma nel fatto che «non può esserci soluzione perché i proprietari delle mandrie sono gli stessi che governano».
E’ chiaro che di fronte alla costatazione di una realtà così opprimente, di fronte alla quale ci si sente impotenti, è facile che sorga lo scoraggiamento. Ma nello stesso tempo sorgono indicazioni per uscire dalla situazione, indicazioni di un lavoro che può essere fatto.
« Per cambiare la situazione, dobbiamo comunicarci con gli altri, dobbiamo sforzarci per fare amicizia, dobbiamo cercare di coscientizzare i fratelli dei diritti che ciascuno ha per vivere una vita più umana, per vincere la paura e affrontare la vita. Perché se noi non possiamo adesso cambiare il mondo non dobbiamo lasciare che il mondo ci cambi ».
« Devo costruire l’unione con quelli che hanno gli stessi problemi ».
« Non dobbiamo scoraggiarci di fronte alle difficoltà. Dobbiamo aver fiducia in Dio e in noi stessi, con la speranza che tutto non è perduto. Con la fede, il cotaggio e la perseveranza possiamo migliorare noi stessi materialmente e spiritualmente e così costruire un mondo migliore».
Se i gruppi di evangelizzazione si limitassero solo a riflettere sulla realtà a partire dal Vangelo, certo in un quartiere mancava l’acqua. Il sindaco aveva promesso da molto tempo che avrebbe portato la conduttura dell’acqua a tutte le case. Ma le promesse rimanevano promesse. C’era solo unn fontana e per prendere l’acqua era un vero dramma. Un’animatrice di comunità ha cominciato a riflettere con i partecipanti del gruppo su quello che si poteva fare. Hanno raccolto delle firme e in commissione sono andati in municipio per insistere che fosse risolto il problema.
Dopo alcuni giorni arrivava l’acqua corrente.
In questi giorni, in un quartiere dove non esiste nessuna forma di assistenza medica, la gente si è riunita. Dopo vari incontri ha deciso di raccogliere delle firme (ne hanno raccolte più di mille … ) e uno commissione andrà a parlare col sindaco per esigere un medico, un dentista, un ambulatorio …
Il più bello è che queste decisioni sono prese mentre discutono il Vangelo … Hanno scoperto che riflettendo sulla realtà già è Vangelo, perché è vita “Hanno capito che Dio ci parla solo con la Bibbia, ma la Bibbia è piutosto una luce che illumina la realtà che ci circonda, uno stimolo perché prendiamo una posizione, per deciderci a cambiare la realtà che ai opprime.
Proprio in questi giorni leggevo quel brano del profeta Ezechiele (13, 8-16) dove il Signore si lamenta dei falsi profeti che parlavano al popolo di pace quando non c’era pace, che ingannavano il popolo sulla realtà.
Il profeta Ezechiele paragonava i profeti di Israele con i costruttori delle mura, che invece di rifarle come era necessario, a partire alle fondamenta, si accontentavano di un semplice intonaco, che non serviva a niente, non solo, ma dava agli abitanti l’illusione di pace e sicurezza.

Josè, con sua moglie, i familiari e Paolo T onucci. ]osè è il diacono permanente della Parrocchia.
Non è questa la triste funzione che migliaia di • profeti ” latino americani compiono in quest’ora di risveglio che vive il nostro continente? Evitano l’affrontare onesto dei grandi problemi dei nostri popoli è delle nostre chiese, vivendo la nostalgia di un tempo idillico, di un tempo che non è mai esistito, o predicando una falsa pace.
Se tacciamo in questo momento, una tremenda responsabilità cadrà su di noi, e quel Dio che invochiamo come nostra difesa nelle nostre liturgie, diventerà il nostro accusatore. Mi pare che dovremmo prendere molto seriamente l’affermazione di Cristo: « Non vi conosco, allontanatevi da me, voi che praticate l’iniquità» (Mt 7, 23) l’oppressione, è imporre qualcosa o è solo un aiuto. A questo punto viene spontaneo domandarci: per dove stiamo camminando? Che cosa vogliamo costruire con questo lavoro?
Ma soprattutto sorgono i dubbi: sarà che stiamo imponendo la nostra visione alla gente o siamo veramente in ascolto?
rare scoprire la realtà che stanno vivendo, sentire perché possano riflettere e vivere meglio il proprio cristianesimo il proprio impegno?
Sarà la volta buona perché possano sorgere delle vere, nuove comunità cristiane o non stiamo facendo altro che tappare gli eventuali buchi e dare un intonaco alla costruzione che dovrebbe essere rifatta?
E’ difficile rispondere a tutte queste domande. Rimangono come un continuo interrogativo, perché possiamo con umiltà e con pazienza far sì che il nostro lavoro corrisponda alla realtà in cui vivono i nostri popoli e ci porti ad un compromesso sol id aie con la volontà di Dio di fronte alla situazione esistente. cioè ci disponga a pagare il prezzo che questa solidarietà ci impone, il prezzo che le Sacre Scritture chiamano « incarnazione ».
don Paolo Tonucci